counter

Informazioni personali

Blog curato da Marco di Silvestro

mercoledì 28 maggio 2008

Perché la Rosa Bianca

La Rosa Bianca è il nome di un gruppo di studenti tedeschi che pagarono con la vita la loro opposizione al regime nazista. La Weiße Rose era composta da Hans Scholl, sua sorella Sophie Scholl, Christoph Probst, Alexander Schmorell, Willi Graf, tutti poco più che ventenni, cui si unì successivamente il professor Kurt Huber. La nostra scuola si chiama così.

La rosa bianca di Silvia Stella

sabato 17 maggio 2008

Differences: il cortometraggio



DIFFERENCES
Il progetto “Differences” ha compreso il laboratorio teatrale a cui hanno partecipato alunni della classe prima e terza della sezione B, e la realizzazione di un cortometraggio dal titolo “Differences” che è stato girato coinvolgendo tutti gli alunni della classe prima B. L'argomento principale è stato quello della tolleranza e del rispetto delle diversità non solo etniche ma anche culturali. Gli spunti e il materiale di discussione sono stati tratti essenzialmente da due fonti: il sito Tolerance.it che contiene al suo interno interventi tra gli altri del giornalista Furio Colombo e dello scrittore Umberto Eco e alcuni brani tratti dal saggio dell'economista indiano Amartya Sen “Identità e violenza”.
Le basic ideas del lavoro sono state le seguenti:
Da Amartya Sen
Molti dei conflitti e delle atrocità del mondo sono tenute in piedi dall’illusione di un’identità univoca e senza possibilità di scelta.
Un sentimento forte di appartenenza ad un gruppo può in alcuni casi portare con sé la percezione di distanza e di divergenza da altri gruppi.
Il problema dell’equità in un mondo di gruppi diversi e identità disparate necessita di una comprensione più approfondita.
E’ ingiusto prendere dei bambini , collocarli in rigidi contenitori e dire loro:” Questa è la tua identità e non potrai avere altro”.
La principale speranza d’armonia nel nostro tormentato mondo risiede nella pluralità delle nostre identità.
L’identità può uccidere, può uccidere con trasporto.
Da Tolerance.it:
Come si può essere diversi ma uguali?

Le quattro "basic ideas" in cui si articola il capitolo sono: 1 - Le differenze esistono. Non si diventa uguali negando che esistano le differenze. Le differenze esistono e vanno riconosciute. 2 - Le differenze possono spiacere. Non sempre le differenze degli altri ci piacciono. Ma questo non significa che noi siamo cattivi. Diventiamo cattivi quando vogliamo impedire agli altri di essere diversi. 3 - Le differenze sono anche positive. Le differenze sono ciò che rende il mondo un posto interessante in cui vivere. 4 - Conviene accettare le differenze. L'unico modo per vivere pacificamente insieme agli altri è accettare le differenze. Una volta accettata l'idea che le differenze esistono e che, malgrado alcune siano positive, altre possono non piacerci, bisogna convincersi che la vita sociale ci impone di tollerare anche certe cose che non ci piacciono, e a nostro vantaggio.

Il lavoro ha seguito le seguenti fasi:
Prima fase
Presentazione e discussione delle idee di cui sopra sia nel gruppo teatro sia in classe. Lavoro di preparazione degli attori nel laboratorio teatrale, esercizi di espressione corporea, impostazione della voce ecc.
Seconda fase
Stesura di un canovaccio su cui basare la sceneggiatura del video. Le scene venivano discusse e decise di incontro in incontro. Alla fine di ogni incontro si rivedeva il girato del giorno commentando e suggerendo.
Terza fase
Montaggio del cortometraggio

Quarta fase
Visione del cortometraggio e preparazione di un “libretto delle istruzioni” di cui i ragazzi hanno scritto il testo ed eseguito disegni preparatori nonché suggerito alcune soluzioni grafiche.

sabato 10 maggio 2008

La terra e il mare



E la scuola è il terreno dove si può arare, dove oggi si si semina e domani si raccoglie: il patrimonio culturale elaborato nel corso dei secoli viene affidato oggi alle nuove generazioni perché ne possano domani raccogliere i frutti e tramandarne i nuovi semi un'altra volta al futuro. [...]
L'educazione è la terra, ed è Gaia,la terra che dal suo grembo fa crescere il mondo. gli uomini e perfino gli dei.
Chiunque si arrampichi sui fianchi dell'esistenza non può affidare solo all'orizzonte stretto del proprio orto e degli obiettivi misurabili e tangibili la propria e l'altrui speranza di un domani migliore. né alla sola acqua della prosa la soddisfazione della propria sete di futuro.[...] Il vino della poesia creativo e vitale, produttivo e dinamico sospinge l'acqua del mare affinché non siano la routine e i traguardi ristretti e limitati a frenare una crescita potenzialmente vigorosa e In qualche modo possibile. L'educazione è Oceano, I dio padre di tutti i fiumi che scorrono senza fermarsi mai. E 'oceano, dice G. Rossi, è una pagina perpetuamente bianca dove tutto si può scrivere e nulla resta inciso, dove niente rimane perennemente impresso e tutto si può inventare.
Dare memoria al mare e orizzonti alla terra: è questo dunque il compito dell'educazione? [...]
[I.Verda, La terra e il mare in "Dirigere la scuola", maggio n.5]

domenica 4 maggio 2008

La grammatica





Riflettere sulla lingua non vuol dire “fare grammatica” nel senso tradizionale dell’espressione (studiare regole e regolette, terminologia astrusa, classificazioni poco trasparenti che si dimenticano in pochi giorni). Si tratta invece di un’attività formativa importante, che a scuola inizia con l’accogliere e valorizzare le forme spontanee di riflessione sulla lingua già presenti nei bambini, e prosegue poi accompagnando ogni attività didattica sulla e con la lingua con riflessioni almeno in parte sistematiche, in un linguaggio dapprima elementare poi via via più specifico.

La riflessione sulla lingua nazionale, o sulla lingua materna, deve essere in ogni caso subordinata allo sviluppo delle abilità linguistiche, cioè al raggiungimento della capacità di ascoltare, parlare, leggere, scrivere in modo adeguato all’età; ha finalità essenzialmente cognitive e contribuisce solo in via indiretta a un uso più consapevole e corretto della lingua. Contribuisce inoltre all’apprendimento delle lingue seconde, straniere, classiche, fornendo una base di riferimento comune a utili riflessioni comparative.

La riflessione sulla lingua dovrebbe avere carattere essenzialmente descrittivo: si tratta di vedere e capire come la lingua è usata, prima che di insegnare come dovrebbe essere usata. L’enunciazione di norme dovrebbe essere accompagnata dalla riflessione sulla loro variabilità nel tempo e nello spazio, secondo la stratificazione socio-culturale dei parlanti e secondo i mezzi e le forme della comunicazione; dovrebbe muovere dall’osservazione degli usi linguistici reali per giungere a generalizzazioni che saranno sottoposte a ulteriore discussione e verifica sugli usi reali. E questo avrà ricadute positive su tutti i suoi processi di apprendimento, in tutte le discipline.

[da http://www.giscel.org/OltrelaRiforma.htm]