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Blog curato da Marco di Silvestro

sabato 23 febbraio 2008

La scuola dei ragazzi e le colpe dei professori.



di Umberto Galimberti, la Repubblica ed. di Milano del 13/9/2006



A sentirli quando sono intervistati dalla tv fanno un po´ pena. «Siete contenti di ritornare a scuola?». «Sì, così rivediamo i nostri amici». Certo la socializzazione è una cosa importante a scuola, ma non è lo scopo primario.

Istruzione della mente (a cui si limitano i professori) ed educazione dei sentimenti (a cui dovrebbe estendersi la loro competenza, perché dalla formazione del sentimento dipende la moralità dei comportamenti) dovrebbero essere gli scopi primari della scuola che in questi giorni si riapre.

Nella ritualità della ricorrenza potrebbe accadere qualcosa di nuovo se solo i professori si rendessero conto che non è vero che gli studenti non hanno voglia di studiare. Semplicemente dovrebbero essere motivati da insegnanti «carismatici». Con questa parola intendo la capacità di intercettare l´entusiasmo, che è una prerogativa giovanile, attraverso la fascinazione, e nella fascinazione far passare i contenuti culturali trasmessi con rigore e serietà.

Perché i giovani credono nel rigore, mentre non aprono un libro se hanno la sensazione che applicarsi o non applicarsi a scuola porta più o meno allo stesso risultato.

La fascinazione disgiunta dal rigore approda al plagio, che non è un processo educativo, perché arresta lo sviluppo della personalità dello studente in quello stadio pigro che è la pura e semplice adorazione per il professore che incanta. Ma anche il rigore senza fascinazione non approda a una crescita, perché si risolve in un puro esercizio della volontà, senza il sostegno di un investimento emotivo e quindi di un autentico interesse che è il vero motore dell´apprendimento.

Sappiamo tutti, infatti, che la «buona volontà» a cui, come a una formula magica, ricorrono i professori nei loro sbiaditi colloqui con i genitori, non esiste al di fuori dell´interesse, che l´interesse non esiste separato da un legame emotivo, che il legame emotivo non si costruisce quando il rapporto tra professore e studente è un rapporto di reciproca diffidenza, quando non di assoluta incomprensione che scatta non appena la psicologia dello studente esce dagli schemi della psicologia del professore.

Per questo basta pochissimo e, se si evita l´abbandono scolastico che, non dipende tanto dalle difficoltà che si incontrano quanto dalla paura di essere rifiutati, certo non si evita quella demotivazione insidiosa che spegne in giovani vite il rispetto di sé.

I giovani di oggi sono fragili perché troppo gratificati dalla famiglia e dalla società che li educano al principio del piacere più che a quello della realtà. Eppure la realtà li attende alla fine del loro percorso scolastico e universitario, quando il loro sguardo, non più adolescente, non commuove più nessuno. Ed è lì che pagano il conto di percorsi scolastici poco affascinanti e poco seri che non sono stati in grado di intercettare il potenziale della loro intelligenza e della loro volontà di riuscire.

Se a ciò si aggiunge che il progresso o il regresso di un paese, le opportunità da cogliere e gli scenari su cui investire dipendono in larga misura dal livello culturale raggiunto dalle nuove generazioni. Capiamo quanta responsabilità ricade sulla scuola, di cui i politici finora non hanno tenuto gran conto, perché il loro sguardo non si allunga oltre la loro legislatura, che è un tempo troppo corto per i processi di formazione, che solo apparentemente sono marginali per lo sviluppo di un Paese, per il suo benessere e per la stessa felicità degli individui.

La raccolta differenziata di Adele P.


Cartoni, giornali, bottiglie di plastica e di vetro, scatolette di alluminio e di metalli vari, sonno alcuni dei diversi tipi di rifiuti che eliminiamo come “spazzatura”.

Frutta, verdura e altri resti alimentari si degradano in poche settimane, essendo biodegradabili.

Un sacchetto di plastica, un vecchio pneumatico, invece, possono resistere per decine e decine di anni: la plastica e la gomma non sono biodegradabili.

I rifiuti accumulati in enormi quantità nelle discariche, necessitano di tempi lunghi per essere smaltiti.

Un’alternativa a questa soluzione è la raccolta differenziata. Essa consiste nel separare i rifiuti di vetro, carta, plastica, alluminio, collocandogli negli appositi cassonetti. In questo modo, molti materiali di rifiuto, anziché andare perduti, possono essere riciclati, cioè riutilizzati per produrre nuovi oggetti.

La raccolta dei medicinali scaduti e delle pile scariche permette di recuperare sostanze pericolose per l’ambiente e per la nostra salute.

sabato 16 febbraio 2008

Sapere aude

























Kant, Risposta alla domanda: Che cosa è l'illuminismo?

Illuminismo (Aufklärung) è la liberazione dell'uomo dallo stato volontario di minorità intellettuale. Dico minorità intellettuale, l'incapacità di servirsi dell'intelletto senza la guida d'un altro. Volontaria è questa minorità quando la causa non sta nella mancanza d'intelletto, ma nella mancanza di decisione e di coraggio nel farne uso senza la guida di altri. Sapere aude! Abbi il coraggio di servirti del tuo proprio intelletto! Questo è il motto dell'illuminismo.

Pesci Rossi di Sara P. 1B















Se penso alla vita che conducono i pesci rossi mi rattristo molto. Il luogo in cui vivono è un posto senza senso, la loro boccia è tutt'altro che grande. Anche noi viviamo in una specie d'immensa boccia di vetro da cui non possiamo uscire se non con mezzi spaziali. Però non si può paragonare la nostra boccia con la loro: là stanno al massimo in due o tre nella nostra miliardi persone. I pesciolini, nell'acquario della vetrina di un negozio vicino alla strada guardano le macchine che sfrecciano come razzi e si fanno molte domande, chiedendosi il perché di tutto.

giovedì 7 febbraio 2008

Una lattina schiacciata (Di Zaira A. 3b)



Eccola, in un angolino, in un angolino remoto del parco giochi, eccola. È una semplice lattina di aranciata, vuota senza alcun valore.

Al suo interno alcuni insetti si stanno dissetando con le ultime gocce rimaste, mentre il sole cocente,in quest’afoso giorno d’estate illumina i suoi sgargianti colori.

È ammaccata, schiacciata,probabilmente i ragazzini del quartiere l’hanno presa a calci prima di buttarla nel praticello.

Quei ragazzini però non sapevano che questa lattina non si decomporrà per migliaia di anni, e che contribuirà all’inquinamento del nostro pianeta,contribuirà alla rovina del nostro ecosistema.

Ma questa semplice lattina, se buttata nel suo apposito contenitore, può fare molto, può essere riutilizzata, può essere riciclata.

Perché è ora che l’umanità si prenda le proprie responsabilità, partendo anche da queste piccole cose; certo buttare una sola lattina nel suo contenitore non è granché, ma è già qualcosa, è già un passo avanti, un modo per dire che quella persona che l’ha buttata è interessata alla salvezza del pianeta.

Ormai non possiamo più nasconderci dietro a futili scuse, dobbiamo reagire, non possiamo far finta che sia tutto un sogno, dobbiamo aprire gli occhi sulla realtà e chiederci : che futuro avranno i nostri figli ,se non facciamo qualcosa?