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Blog curato da Marco di Silvestro

lunedì 31 marzo 2008

Essere educatori oggi








I problemi che i giovani attraversano in questi anni sembrano essere così complicati da far pensare che più importante dell'intervento educativo diventi quello preventivo. Questo può essere anche accettato su un piano di una prospettiva di lunga scadenza, ma gli stessi problemi richiedono la passione e la competenza per essere educatori oggi. È difficile immaginare che ci si possa dedicare alla prevenzione pensando che l'attività direttamente educativa avvenga in un secondo tempo e sulla base dei risultati della prevenzione. Prevenzione di cosa? Bisogna conoscere, non capiamo bene i problemi che dovremmo in qualche modo far sì che non sorgano.
Per capirli bisogna incontrarli, e non si incontrano i problemi, si incontrano gli individui.
Essere educatori oggi significa avere una passione e una competenza. E vanno in quest' ordine:
bisogna avere una passione. In cosa può consistere? Nella voglia di fare, non si può essere educatori con una vocazione esclusivamente riflessiva e contemplativa; bisogna anche agire. La voglia di fare deriva, riteniamo, da un desiderio di non affrontare la vita in termini passivi: appassionarsi ad essere attivi, e quindi appassionarsi a una società. Bisogna appassionarsi al sociale sapendo che nel sociale ci sono gli individui.
Bisogna accompagnare la passione con la competenza. Essere educatori oggi significa dedicare
il nostro tempo all'acquisizione di strumenti e di competenze. Non so se si debba dire che è finito
il tempo di educatori esclusivamente vocazionali, forse non è mai esistito quel tempo, ma noi
abbiamo creduto, forse, che esistessero gli educatori che sapevano essere tali per vocazione.
Oggi anche se esistesse questa vocazione, e forse il termine passione è un modo di esprimere ancora il vecchio termine vocazione, si deve però ritenere fondamentale l'aspetto «preparazione», sviluppo delle competenze: conoscere le tecniche di ascolto, le tecniche di mediazione, di negoziazione, e anche le tecniche di organizzazione di un gruppo di giovani con una capacità particolare, quella di sapere provocare l'apertura del tempo. Cosa significa questo? Uno dei problemi di chi è giovane è vivere una continua frantumazione del tempo, per cui l'istante e l'immersione in quello che accade nell'istante diventano l'unica dimensione temporale che appare, almeno.
Chi è educatore oggi deve aprire la dimensione del tempo come durata, quindi scoprire le possibilità del far seguire agli eventi in cui le persone sono immerse altre dimensioni. A volte si dice: «Bisogna raggiungere ragazzi e ragazze là dove sono. Se sono le discoteche siano le discoteche, se sono i punti di aggregazione negli spazi all'aperto, davanti al bar, per le strade, sia
là»~Benissimo, ma che non finisca là!Bisogna aprire una dimensione di tempo, invogliare e invogliarci a rispondere alla domanda: «Come andrà avanti questa storia?». È una storia e non
è un quadro, è una storia.

Queste sono le ragioni che impegnano ad essere educatore oggi, ed è la ricerca dei mediatori e dei
rituali sociali. I rituali sociali, attualmente, sono estremamente poveri e isterici, sono chiassosi e
rovinosi, non possiamo definirli neppure rituali.
Bere e buttare le bottiglie, e riempire le piazze di cocci di vetro, non è un rituale, è una distruzione.
Bisogna maturare dei rituali di incontro e gli educatori hanno questo compito, così importante,
e questa ragione. I compiti sono anche ragioni:capire, studiare, proporre dei rituali come
elementi mediatori di aggregazione, per un percorso, non per «star 11»,non per bivaccare se non
per prendere fiato e andare avanti. Vale ancora quell'indicazione che veniva da un vecchio prete
della bassa, Don Primo Mazzolari: «Quando ci sono delle giovani in crisi, invece di chiedere
poco bisogna chiedere di più!». Però bisognaessere credibili, e gli educatori credibili sono educatori competenti, lavoriamo per questo.

Andrea Canevaro

domenica 16 marzo 2008

IL MOVIMENTO “SCOUT” di Lorenzo G. Classe 3b






















Gli scout fanno parte di un movimento educativo per i giovani fondato sul volontariato, di carattere non partitico, aperto a tutti senza distinzione di origine, di etnia né di credenza religiosa, in conformità agli scopi, principi e metodi concepiti dal fondatore, Sir Robert Baden-Powell, che gli scout chiamano semplicemente B.-P. Il movimento scout nacque nel in 1907 dove Baden-Powell organizzò, con un gruppo di ventidue ragazzi inglesi, il primo campo scout del mondo nell'isola di Brownsea, nella baia di Poole, sulla Manica. Inizialmente lo scautismo fu rivolto solo ai ragazzi maschi.

Nel 1910 Baden-Powell fondò ufficialmente l'Associazione delle . L'idea gli venne suggerita ad un raduno scout nel 1909, dove sette ragazze sfilarono inaspettatamente sotto gli occhi di Baden-Powell autodefinendosi. L'organizzazione di questo movimento parallelo venne in un primo tempo affidata alla sorella Agnes , ma in seguito passò a sua moglie Olave.

La parola scout significa esploratore. Veniva e viene tuttora usata in ambito militare per indicare tutti quei mezzi e quelle attività volte a localizzare il nemico. Fu scelta da Baden-Powell pensando ai ragazzi e ai molteplici orizzonti che essi potevano scoprire; il termine vuole anche far pensare a delle persone in grado di cavarsela da soli nelle situazioni più svariate, organizzate ed attrezzate, sia interiormente che esteriormente, ad ogni evenienza.

Il termine simile boy scout, era usato inizialmente per caratterizzare in senso giovanile questo movimento (che si rivolge ai ragazzi e non agli adulti), ed in seguito anche per distinguere gli scout maschi dalle girl guides (ragazze). In Gran Bretagna venne mutato in "scout" nel 1966, nell'ambito di estese riforme. In altre nazioni (fra cui l'Italia) è caduto in disuso dagli anni 70, cioè quando la maggior parte delle associazioni ha iniziato ad avere soci di entrambi i sessi (anche se con modalità diverse). L'espressione boy scout è talvolta ancora usata all'estero in associazioni esclusivamente maschili (specialmente negli USA). In Italia il termine boy scout (spesso erroneamente scritto con un trattino) viene utilizzato prevalentemente con una accezione derisoria o da chi non conosce il movimento.

Lo scautismo è caratterizzato da un metodo educativo ed un codice comportamentale non formale, il cui fine ultimo è di dare la possibilità ai giovani di diventare "buoni cittadini", responsabilmente impegnati nella vita del loro paese e predisposti ad essere futuri "cittadini del mondo" volenterosi di migliorare la propria società e sostenitori convinti della fratellanza tra i popoli. Si basa, quindi, su un semplice codice di valori di vita (la Legge scout e la Promessa), sul principio dell'imparare facendo, che delinea la crescita personale degli individui tramite l'esperienza attiva e partecipata, sulla metodologia di attività per piccoli gruppi, che sviluppa la responsabilità, la partecipazione e le capacità decisionali, e sulla sfida di offrire ai giovani attività sempre stimolanti ed interessanti.

In particolare Baden-Powell schematizza nei suoi scritti il suddetto sistema educativo in quattro punti fondamentali:

  • Formazione del carattere

  • Abilità manuale

  • Salute e forza fisica

  • Servizio

Cosa c'è dietro il successo di un grande paese?























Tra il 1906 e il 1911 l'istruzione assorbì qualcosa come il 43 per cento dei bilanci delle città e dei paesi di tutto il Giappone. Nel 1906, gli ufficiali dell'esercito incaricati del reclutamento rilevavano che, al contrario di quanto succedeva alla fine dell'Ottocento, quasi tutte le nuove reclute erano già in grado di leggere e di scrivere. Nel 1910, in Giappone, tutti frequentavano la scuola elementare. Nel 1910, nonostante fosse ancora molto povero e sottosviluppato dal punto di vista economico, il Giappone era diventato uno dei maggiori produttori di libri del mondo, con un numero di pubblicazioni superiori a quello della Gran Bretagna e addirittura doppio rispetto agli Stati Uniti.
[A.Sen, op.cit.]

domenica 9 marzo 2008

L'importanza della scuola di Amartya Sen




















L'importanza di un'istruzione scolastica non settaria e non confessionale, capace di espandere, invece di ridurre, la capacità di penetrazione della ragione (compresa l'analisi critica) è fondamentale. Come disse Shakespeare, "alcuni la grandezza la possiedono per nascita, altri la conquistano, altri ancora la ricevono in dono". I bambini, che hanno la vita davanti a loro, dalla scuola non devono "ricevere in dono" la piccolezza. C'è molto in gioco.
[Amartya Sen, Identità e violenza, pag.121, Laterza 2006]

sabato 8 marzo 2008

Il tango di Malena M. 3b








Il tango è una forma d'arte che comprende musica e danza nata a Buenos Aires(Argentina) e intorno alla seconda metà dell'800.

Il tango utilizza per le sue esecuzioni uno strumento, forse inventato o forse popolarizzato dal musicista tedesco, una sorta di fisarmonica di legno con dei fori la cui apertura o chiusura con i polpastrelli produce le note, e che ha la caratteristica di cambiare la nota a seconda se il mantice viene compresso o invece dilatato. Pur essendo una musica molto sincopata, non utilizza strumenti a percussione ed anche gli altri strumenti utilizzati vengono suonati in modo del tutto particolare per dare forti accenti di battuta e segnature ritmiche. La sua struttura armonica, però, è tipicamente italiana. In principio il tango si affermò come musica popolare nel rapido e tumultuoso sviluppo di Buenos Aires, che in breve passò da 210.000 a 1.200.000 abitanti. I grandi autori di tango (Le Pera, Contursi, Discépolo, Solanas, Troilo, Esposito, Gardel, Filiberto, Razzano, Cobiàn, Cadicamo ed altri) ne fecero una musica nazionale.

sabato 1 marzo 2008

L'etimologia della parola scuola
























Potrà apparire incredibile, ma la
parola scuola che per la massima parte dei giovani suona come lavoro, sudore, pena, sonno perduto, ansie e a volte scapaccioni, in origine significava esattamente il contrario: riposo, ozio, tempo beato lontano da ogni fatica e preoccupazione. Scuola deriva infatti dal greco scholé, che vale appunto "riposo"; e questo perché in antico gli uomini, i soli che si dedicassero agli studi essendone le donne scrupolosamente escluse, finché avevano muscoli sani eran dediti alle cure delle armi o dei campi. Perciò quei pochi momenti liberi che potevano dedicarsi all'esercizio della mente erano considerati un riposo piacevole, uno svago ristoratore.
(Da Wikipedia)